Take no prisoners
un progetto di Marco Mazzoni

21 ottobre 2019

Mi trovavo al mattino nella piana sabbiosa e assolata, seduto su alcuni frammenti di roccia, in pieno sole, giacché ora mi piaceva godere della sua vista, di cui ero stato lungamente privato. In silenzio nutrivo il mio cuore di disperazione. Improvvisamente un leggero rumore mi fece trasalire; pronto alla fuga gettai un occhiata attorno a me e non vidi nessuno; tuttavia sulla sabbia assolata mi apparve, scivolandomi davanti, un ombra umana, la quale, così procedendo da sola, sembrava avesse perduto il suo padrone. Allora si risvegliò in me un potente desiderio. “Ombra” pensai “stai cercando il tuo padrone? Lo sarò io” E mi slanciai per impadronirmene: pensavo che se sarei stato abbastanza fortunato da camminare nella sua traccia, in modo da farmela arrivare fino ai piedi, vi sarebbe rimasta attaccata e, col passare del tempo,si sarebbe abituata a me. L’ombra a seguito del mio movimento si mise a fuggire davanti a me e io dovetti iniziare un accanito inseguimento dietro l’agile fuggitiva: solo il pensiero di uscire dalla terribile situazione in cui mi trovavo poté armarmi del necessario vigore. L’ombra fuggiva verso un bosco a dire il vero ancora lontano, nella penombra del quale l’avrei infallibilmente perduta; lo compresi, un brutto sforzo mi attraversò il cuore,attizzò il mio desiderio, fece precipitare la mia corsa: stavo guadagnando visibilmente terreno, mi avvicinavo sempre di più, non poteva sfuggirmi.
Improvvisamente si fermò e si girò verso di me. Come un leone sulla sua preda mi gettai con slancio per prenderne possesso, ma andai inaspettatamente a scontrarmi contro un corpo duro e resistente. Ricevetti allora nei fianchi, senza poter vedere nulla, i colpi più inauditi che un essere umano abbia mai potuto sopportare.
(Adelbert von Chamisso da Storia straordinaria di Peter Schlemihl)

Take No Prisoners indaga la messa in scena nell’era della riproducibilità tecnica nel tentativo di ridare forza alle immagini e alla loro essenza, svelandone l’aura recondita e ancestrale; un gioco di riflessi che rende tangibile le potenzialità espressive della rappresentazione per innescare una riflessione sull’effetto e il dato, l’immaginario e il reale.


Marco Mazzoni - Coreografo, performer e artista visivo, si forma nelle arti performative a Firenze con Antonietta Daviso e a New York presso il Merce Cunningham Studio. Nel 1995 fonda Kinkaleri, collettivo di artisti che si occupa di arti della scena e con cui tuttora collabora. Parallelamente sviluppa una propria ricerca personale nelle arti visive, realizzando progetti che includono, disegno, fotografia, editoria e performance. Nel 2013 fonda il progetto editoriale indipendente mazoopub pubblicando una serie di fanzine ad uscita periodica, nel 2016 pubblica atlas soccer, edizioni bruno e nel 2109 One look is worth ten thousand words SelfPleasurePubblishing Ha collaborato con artisti come Lovet/Codagnone, Davide Savorani, Giulia Cenci, Zapruder, Michele Di Stefano, Barbara Berti e Jacopo Miliani e in collaborazione con Kinkaleri con John Giorno, Invernomuto, Nico Vascellari, Margherita Morgantin, Nation 25, Canedicoda, Riccardo Benassi e Jacopo Bennasi.


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