Sara Leghissa / “Disarmiamo i porti della guerra”

Parlando del genocidio in Palestina e dell’occupazione coloniale israeliana, alcuni contenuti condivisi sui social media da giornalist3 e attivist3 vengono trasportati nello spazio pubblico. La resistenza palestinese diventa un espediente per parlare di colonialismo e oppressioni sistemiche.

Avendo ricevuto l’invito a proporre un’affissione per gli spazi dei Magazzini Generali del porto di Livorno, mi è sembrato utile parlare di disarmo, ricordando come i nostri porti siano snodi centrali per consentire la distribuzione e il trasporto delle armi e per garantire mantenimento e sviluppo dell’industria della guerra.

L’affissione porterà nello spazio pubblico e amplificherà la voce dell’attivista armena, assira, caldea e libanese aatma.amtaa , che sulla sua pagina social ci invita a bloccare la produzione e l’invio di armi a “Israele” e a prendere una posizione antimilitarista.

Come denunciato da Giovani Palestinesi: “il genocidio in Palestina e la politica bellica di “Israele” è sostenuto da un’economia di guerra che parte anche dai nostri territori. I porti europei sono snodi strategici per il trasporto di armi e materiali bellici. Alcun3 lavoratori portuali si organizzano contro questo meccanismo bellico. A Marsiglia, Genova e Salerno i portuali hanno fermato la ZIM Contship ERA, nave della compagnia israeliana ZIM, carica di componenti per mitragliatrici destinati all’esercito sionista. Disarmiamo, boicottiamo i porti della guerra.”

Questa affissione si iscrive in una pratica di ricerca e condivisione di contenuti che vuole diffondere nello spazio pubblico voci di giornalist3 e attivist3 le cui posizioni sono silenziat3 dai mass media occidentali.

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